Gli investimenti in Italia arrivano quest’anno a valere il 30% del mercato pubblicitario, trainati da Video, Mobile e Social. Sono i dati degli Osservatori del Politecnico di Milano, presentati da Marta Valsecchi dal palco di un affollatissimo IAB Forum. Il presidente Noseda: «Qualità dei contenuti, creatività, e Big Data sono oggi le parole chiave nell’era dell’Advertising of Everything». Servono più alleanze fra operatori locali, come quella fra Sky e Italianoline

La pubblicità digitale ha un ruolo sempre più rilevante nei media mix delle aziende italiane, e fa registrare quest’anno un incremento del mercato pari 10%. C’è fermento e ottimismo fra gli addetti ai lavori, anche se la notizia è positiva solo a metà. La parte del leone, anzi dei gorilla, come sono stati definiti, la fanno gli over-the-top, ovvero Google e Facebook, lasciando gli avanzi (il 45% di un mercato stimato in 2,15 miliardi di euro) agli operatori locali.

Il quadro della situazione è stato presentato questa mattina a Milano a IAB Forum Italia 2015, l’affollatissimo appuntamento annuale che raduna l’intera community dell’Internet Advertising in Italia, che ormai vale il 30% del totale degli investimenti pubblicitari. I dati sono quelli dell’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano, partner di IAB, e sono stati presentati al pubblico dal direttore Marta Valsecchi. «Si confermano alcuni grandi trend, come Social, Video, Mobile e Programmatic Adv – ha detto», evidenziando anche che «gli investimenti pubblicitari su Smartphone crescono di ben il 54%, passando da 293 milioni a 452 milioni di euro, ovvero oltre un quinto del totale dell’Internet Advertising». (per i dati in dettaglio vedi i grafici in fondo all’articolo). Una fetta destinata ad espandersi, dato che ormai lo smartphone è il compagno di vita inseparabile e la modalità di fruizione preferita di Internet soprattutto per giovani e giovanissimi, che quasi non guardano più la televisione.

 

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Qualità dei contenuti, creatività, e Big Data (che però significa small cluster), sono oggi le key word dell’Internet Adv secondo Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia, che ha aperto i lavori dell’evento ricordando che «l’esperienza è tutto». «Oggi quello che conta sono gli stili di vita, non i dati demografici», il che obbliga a sperimentare nuovi approcci, consapevoli che «il futuro presenta straordinarie opportunità, ma bisogna credere fino in fondo negli strumenti tecnologici e nelle capacità del digitale». L’internet of Things, con la crescita inarrestabile di oggetti e persone connesse, diventa così l‘Adverting of things, aprendo le porte a nuove forme di comunicazione.

In concreto, per gli addetti ai lavori i punti attenzione sono tre: viewability (una metrica che garantisce di acquistare spazi certi); Ad Blocking (un utente su 4 ha installato un blocco, il che deve spingere verso una pubblicità che nei formati sia più rispettosa degli utenti): Programmatic (destinato ad affermarsi rapidamente grazie allo sviluppo tecnologico).

«Il 10% di crescita non ci basta – ha concluso Noseda – dobbiamo fare un salto. Come? Puntando su qualità e rilevanza, e facendo sistema.

Sky e Italiaonline: fare sistema si può

Quella delle partnership fra gli operatori del mercato italiano, in un mercato che è molto frammentato e schiacciato dal peso dei due gorilla-over-the-top, sembra emergere dai vari esperti intervenuti come l’unica via da percorrere nel futuro. Nessuno in Italia ce la fa da solo e il rischio di un approccio artigianale è di creare complessità per chi vuole investire.

Un esempio viene dalla recente alleanza siglata da Sky con Italiaonline, la digital company nata dalla fusione di Libero e Virgilio che di recente ha acquisito Seat pagine gialle.

Aldo Agostinelli, Digital Marketing & Sales Director SKY Italia, ha spiegato l’accordo ricordando che «Sky ha contenuti di qualità, Iol una audience di 17 milioni di visitatori nel mese», mentre Gabriele Mirra, Chief Operating Officer Italiaonline ha aggiunto che «si tratta di utenti che usano la mail e sono quindi sotto login. Il vantaggio è quindi quello di poter disporre e utilizzare al meglio i dati». E guardando al futuro ha aggiunto: «il Programmatic è un punto nodale, insieme al native advertising. Ma servono strutture dedicate da parte degli editori».

 

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01 Dicembre 2015 – Fonte: digital4.biz